Il prossimo 20 maggio 2016 sarà celebrata la Giornata Mondiale della Lingua e della Cultura Greca. Il Governo greco ha infatti intenzione di produrre a breve una regolamentazione legislativa per la salvaguardia della lingua e della cultura ellenica. L’iniziativa per l’istituzione di questa giornata è partita l'anno scorso dalla Federazione delle Comunità e Confraternite Elleniche d’Italia con una iniziale raccolta di firme alla quale ha aderito anche il Dopolavoro Filellenico, e completata con la proposta ufficiale al Governo greco, attraverso il Parlamento greco e la Speciale Commissione Permanente dell’Ellenismo della Diaspora, al Rappresentante della Delegazione Greca Permanente dell’UNESCO ed alla Presidenza delle Repubbliche di Grecia e di Cipro.
Si tratta di un’opera popolare in tre atti, regia e musiche di Marinos
Muzakis. Maschere di Dionissis Mataranga. Costumi, scene e oggetti di Evi
Chatzisavva, Cristina Christodulu e Dina Mavridu.
Efèbo è un giovane schiavo nelle miniere di un paese mitico, Privia. Un giorno scappa dalla schiavitù e attraversa il paese, per arrivare al porto della capitale, allo scopo di imbarcarsi con i pirati verso terre straniere. Lì conosce Stella, una piccola prostituta, e s’innamorano. Però, poco prima di imbarcarsi, scoppia la guerra ed Efèbo viene arrestato e mandato al fronte, invece Stella diventa schiava del ministro della Guerra. Quando arriva la notizia che Efèbo è morto in guerra, Stella perde la testa e impazzisce.
In realtà però il giovane si salva e si reca nel mitico «Paese dei Pagliacci» dove impara la loro arte, per poi tornare a Privia dopo dodici anni e consumare la sua vendetta.
Il testo parla dell’amore, della guerra, della povertà e della rivoluzione. Tematiche senza tempo ma in ogni caso drammaticamente attuali per le condizioni che viviamo oggi. L’opera è scritta in decapentasillabo e drammaturgicamente si trova lì dove il teatro greco tradizionale tiene per mano la commedia dell’arte italiana e si incontrano con il «teatro di Brecht».
“Abbiamo nominato questo spettacolo – scrivono i Tsiritsantsoules - opera popolare. Popolare perché si rivolge a tutta la società. Opera perché è piena di musica.
“La notte dei pagliacci” è stata strutturata dai materiali teatrali che abbiamo raccolto dall’esperienza di un ciclo di ricerca, che abbiamo iniziato con le “Tsiritsantsoules” nel 1999, sulla commedia laica e sul teatro di strada, che si erano sviluppati attraverso i secoli. Questo emozionante percorso iniziò con l’antico dramma satiresco, passò attraverso la commedia romana, dai buffoni del medioevo, dalla commedia del Rinascimento, dalla commedia dell’arte per arrivare fino a Karaghiozi, il cabaret, i clown e gli artisti di strada del nostro secolo. Abbiamo avuto la possibilità di lavorare insieme ad insegnanti importanti come Kitti Arseni, Miroslav Kocur, Carlo Formigoni, Athos Danellis e studiare le loro tecniche. Utilizzando tutta questa esperienza, abbiamo composto questa dolce e amara opera, parlando di una società che deve cambiare, ma anche della natura del pagliaccio, così come noi la percepiamo”.
Per celebrare la giornata ogni confraternita, associazione, comunità ellenica o filellenica organizza per l'occasione una manifestazione apposita.
Stante la coincidenza con la rappresentazione teatrale dello spettacolo La Notte dei Pagliacci che la compagnia ateniese Tsiritsantsoules ha in programma per sabato 21 maggio alle ore 21,00 nel teatro comunale N. Resta di Massafra, il Dopolavoro Filellenico ha deciso di celebrare la giornata partecipando e assistendo alla esibizione musicale curata dal Teatro delle Forche di Massafra.
Efèbo è un giovane schiavo nelle miniere di un paese mitico, Privia. Un giorno scappa dalla schiavitù e attraversa il paese, per arrivare al porto della capitale, allo scopo di imbarcarsi con i pirati verso terre straniere. Lì conosce Stella, una piccola prostituta, e s’innamorano. Però, poco prima di imbarcarsi, scoppia la guerra ed Efèbo viene arrestato e mandato al fronte, invece Stella diventa schiava del ministro della Guerra. Quando arriva la notizia che Efèbo è morto in guerra, Stella perde la testa e impazzisce.
In realtà però il giovane si salva e si reca nel mitico «Paese dei Pagliacci» dove impara la loro arte, per poi tornare a Privia dopo dodici anni e consumare la sua vendetta.
Il testo parla dell’amore, della guerra, della povertà e della rivoluzione. Tematiche senza tempo ma in ogni caso drammaticamente attuali per le condizioni che viviamo oggi. L’opera è scritta in decapentasillabo e drammaturgicamente si trova lì dove il teatro greco tradizionale tiene per mano la commedia dell’arte italiana e si incontrano con il «teatro di Brecht».
“Abbiamo nominato questo spettacolo – scrivono i Tsiritsantsoules - opera popolare. Popolare perché si rivolge a tutta la società. Opera perché è piena di musica.
“La notte dei pagliacci” è stata strutturata dai materiali teatrali che abbiamo raccolto dall’esperienza di un ciclo di ricerca, che abbiamo iniziato con le “Tsiritsantsoules” nel 1999, sulla commedia laica e sul teatro di strada, che si erano sviluppati attraverso i secoli. Questo emozionante percorso iniziò con l’antico dramma satiresco, passò attraverso la commedia romana, dai buffoni del medioevo, dalla commedia del Rinascimento, dalla commedia dell’arte per arrivare fino a Karaghiozi, il cabaret, i clown e gli artisti di strada del nostro secolo. Abbiamo avuto la possibilità di lavorare insieme ad insegnanti importanti come Kitti Arseni, Miroslav Kocur, Carlo Formigoni, Athos Danellis e studiare le loro tecniche. Utilizzando tutta questa esperienza, abbiamo composto questa dolce e amara opera, parlando di una società che deve cambiare, ma anche della natura del pagliaccio, così come noi la percepiamo”.