giovedì 17 marzo 2022

Il cinema ellenico a scuola

    Nei giorni scorsi le classi 5AG dell'indirizzo professionale Produzioni industriali per il Made in Italy e 5AT dell'indirizzo tecnologico Grafica e Comunicazione dell'Istituto Professionale di Stato per i Servizi Sociali Liside di Taranto hanno assistito alla proiezione on line, attraverso la piattaforma Google Meet, del film greco Eteros egò (Έτερος εγώ), realizzato nel 2016 dal regista ellenico Sotiris Tsafulias. Guidate dalle professoresse Paola Cavallo, Filomena Candida Faliero e Piera Cardellicchio, le due classi si sono collegate con il presidente del Dopolavoro Filellenico, prof. Giancarlo Antonucci, che in precedenza aveva tradotto e sottotitolato il film per gli italiani e aveva realizzato una scheda di lettura dello stesso film (per la serie Il cinema in un ciak - Pillole di film al link https://youtu.be/zvRjZWSfoVA). Alla fine della visione, che ha sollecitato l'interesse dei giovani spettatori e la condivisione delle riflessioni a causa anche dell'impatto emotivo che la trama della storia suscitava, le docenti e gli allievi hanno inviato, al presidente e alla nostra associazione, alcune loro riflessioni che riportiamo di seguito:


Giovedì 10 marzo le classi 5AG e 5AT dell’I.I.S.S. Liside hanno incontrato il Prof. Giancarlo Antonucci, Presidente dell’associazione culturale “Dopolavoro Filellenico” da molti anni attiva a Taranto nella promozione e sviluppo della cultura, civiltà e lingua neogreca; grazie a questo incontro è stato possibile presentare agli alunni il film, tradotto e sottotitolato proprio dal prof. Giancarlo Antonucci, Eteros egò del regista Sotìris Tsafùlias, 2016.
L’occasione è stata propiziata dalla passione che gli alunni delle due “classi gemelle” hanno per il cinema, al quale dedicano buona parte delle loro energie, destinate sia ai percorsi curriculari che di PCTO; durante l’anno scolastico ancora in corso, infatti, hanno partecipato quali giurati ad un concorso internazionale di cinematografia per ragazzi (dagli 8 ai 25 anni, divisi per fasce di età) e girato un cortometraggio su sceneggiatura originale. La visione della pellicola Eteros egò è stata preceduta dalla fruizione della presentazione del film, realizzata dall’amico Giancarlo Antonucci, che ha ricompreso anche la scheda tecnica; ciò ha consentito una visione più agile del film che si connota per la intensità del plot e delle tematiche trattate, pregustando, così, il fascino che il fil rouge svelerà nella conclusione.
Gli alunni hanno seguito la proiezione appassionandosi alla vicenda e, dai commenti raccolti nella immediatezza, sia nel corso dello svolgimento che al termine della visione, ed in seguito, in un’analisi a freddo, hanno focalizzato i punti di interesse.
Riporto subito l’interesse di Alessia Venneri che, semplicemente, ha manifestato il desiderio di imparare a leggere la lingua greca dei motti pitagorici, attratta dai caratteri così esotici per lei, avvezza piuttosto allo slang dei social media; il rilievo di Gabriele Vicari che ha apprezzato soprattutto il ritmo sostenuto della narrazione, inframmezzata da episodi ineludibili e cruenti.
Luigi Pantile, invece, confermandosi l’intellettuale del gruppo, ha subito colto la scottante problematicità di una delle tematiche che ha fatto da sfondo alla vicenda principale (il “fine vita” del padre di Dimitris Lainis) per poi precisare di essere stato catturato dal simbolismo della simmetria tra le cifre dei” numeri amici” di Pitagora 220 e 284 e gli eventi criminosi: «l’esperto matematico che aiuta il criminologo! Chi l’avrebbe detto, la prof. di “mate” sarà contenta!» ha concluso, ma poi, continuando: «mi è piaciuto che alla fine Dimitris Lainis, il criminologo, abbia lasciato andare Danai-220, perché…è vero che ha ucciso cinque persone, ma non si può dire che fosse un’assassina; è stata giustizia; tutto è nato da un’ingiustizia (la morte di Kleio-284, il processo che ha coperto l’arroganza dell’autore del sinistro e dei suoi “complici”) e tutto si è riequilibrato, alla fine».
Jennifer Campanella, che ha guardato il film letteralmente protesa verso lo schermo, è stata coinvolta soprattutto dalla sorpresa che l’ha colta nello scoprire che l’autore degli omicidi in serie in realtà non era Manthos, il fidanzato sfregiato e inabile, come sospettato, bensì l’amica del cuore della vittima; è stata colpita dalla raccomandazione del nonno che sceglie l’incanto di un dono inusuale (due medaglioni: uno con l’effige di Pitagora e il numero 220 e l’altro con il numero 284), ma colpita soprattutto dalla fedeltà dell’amica che si spinge fino all’estremo limite della trasgressione; anche per Jennifer non si è trattato di vendetta ma della conseguenza naturale dell’amore vero di un’amica, l’altro sé della vittima/il numero amico.
Un’esperienza molto positiva per ragazzi che da poco si misurano con la decodifica del linguaggio di un’arte così complessa come il cinema e che da poco si affacciano a curiosare il panorama che il mercato propone come alternativa ai consueti canali commerciali.
In questo caso, sono stati inconsapevolmente ricondotti alle proprie radici socio-culturali grazie al rimando, che la trama realizza, al conflitto incarnato da Antigone e che tutt’oggi ci agita: l’eroina sofoclea, da sempre considerata il simbolo della lotta contro il potere, della ribellione romantica e solitaria, giocata con la forza della legge morale/divina che ritroviamo dentro di noi, contro il dominio ingiusto di un tiranno senza limiti; oggi questo tiranno non si chiama Creonte naturalmente, anzi non ha una personificazione in uno stato democratico, ma si riconosce nella tracotanza arrogante dei soliti plutocrati corrotti e corruttori, così diversi dalla vita semplice dei giovani spettatori che al nomos hanno preferito, di slancio, la disobbedienza civile e/o comunque la trasgressione compensativa: che cos’è davvero un criminale? tutti hanno considerato che Danai la Killer, consapevole di aver violato l’ordine sociale, ha sempre agito nell’ombra, nascondendosi allo sguardo di tutti (Gabriele aggiunge: forse anche per mantenere il pudore del sentimento di profonda amicizia verso l’altro sé) per poi sparire altrove; Jennifer conclude che il protagonista, alla fine di tutta la storia, inizia una nuova vita: riesce a “salutare” suo padre, una vittima anche lui come l’amica di Danai, e tenta di frequentare una ragazza, come se la giustizia cercata da Danai con tutti quegli omicidi avesse liberato anche lui dal peso del torto subito dal padre.
L’auspicio è che sia possibile favorire che le nostre radici culturali si appalesino ai nostri ragazzi quali radici comuni alla cultura neogreca che ancora oggi ravviva le tematiche che da sempre chiariscono le dinamiche dell’uomo che, di fronte al potere e al sacro, non si arrende nell’esercitare lo scatto dell’io e della libertà, ricercando tentativamente la giustizia, la bellezza, la felicità.

L'auspicio del Dopolavoro Filellenico nel ringraziare le docenti e gli alunni per il contributo critico, e di tutti – in vista anche di ulteriori incontri e approfondimenti con le scuole e le associazioni - è che la visione abbia solleticato l'interesse degli spettatori, docenti e studenti, per quegli aspetti della cultura, della civiltà e della lingua greca, e che li avvicini con curiosità anche alle attività del Dopolavoro Filellenico, associandosi e sostenendo la promozione del filellenismo nel nostro Paese, nella nostra comunità e fra i nostri amici e conoscenti attraverso le attività dell'associazione.


LA CANZONE DEL GRUPPO - ΚΑΠΟΥ ΘΑ ΣΥΝΑΝΤΗΘΟΥΜΕ

Abbiamo scelto questa canzone perché in qualche modo ci rappresenta, anche se è una condizione piuttosto comune a molti nella nostra epoca. Anche noi quando dobbiamo riunirci, per un motivo o per l'altro, per impegni di uno o dell'altro, troviamo difficile se non impossibile incontrarci. Inoltre è cantata da un gruppo di bravi artisti affiatati che speriamo possano portare fortuna alla nostra associazione. Cliccando qui possiamo trovare il testo e la traduzione in italiano