giovedì 28 febbraio 2013

Tesori di Puglia

Alcuni fotogrammi tratte dal video di presentazione del volume Tesori di Puglia di Nello De Gregorio, una passeggiata archeologica fra Messapi, Greci, Peuceti e Dauni
 



















mercoledì 27 febbraio 2013

Tesori di Puglia: chi è Nello De Gregorio?

"Non sono uno studioso né un ricercatore, tanto meno un archeologo o apprendista tale. Non ho fatto studi classici e conosco a mala pena quelle lettere dell'alfabeto greco solitamente utilizzate come simboli nella matematica, nella chimica e nella fisica. Con il latino va poco meglio ma solo per la discreta conoscenza di un certo numero di massime o di declamazioni ed illustrazioni, passate alla storia rivenienti dai più famosi autori classici. Ma la passione per l'archeologia e la storia dell'arte è stata sempre radicata in me fin da tenera età. [...]
Ho visitato tutti i luoghi mitici della Grecia: da Atene a Sparta, da Micene a Corinto e a Rodi, da Delfi ad Olimpia..."
(Nello De Gregorio, da "Percorsi della Memoria", Scorpione 2004)
 
 
 
Se volete sapere chi invece è, che cosa fa e che cosa dice Nello De Gregorio venite venerdì nell'aula magna del liceo Quinto Ennio per ascoltarlo e conoscere l'ultimo prezioso frutto della sua fatica letteraria dedicata ai popoli che abitarono la Puglia attraverso l'indagine delle emergenze archeologiche disseminate sul territorio.

martedì 26 febbraio 2013

Un dono inatteso da Salonicco

I ragazzi del secondo corso di Economia all'Istituto Professionale di Κορδελιό, un piccolo comune della cinta metropolitana di Salonicco, dove insegna l'amica Sofia Konsta, hanno voluto regalarci un video della BBC che è piaciuto molto. Si tratta del lungo racconto del rinvenimento del sito subacqueo di Παυλοπέτρι, nella Laconia meridionale.
Un segno di amicizia generoso e spontaneo fatto dalla classe di una scuola superiore che nelle ore curricolari ha osservato e commentato le nostre attività e ha voluto stringere un legame di stima e di apprezzamento. Grazie a ognuno di loro.
Di seguito il filmato e poi il testo del messaggio che ci ha inviato su Facebook un allievo del corso, il giovane Thanasis Bakalis:


 

ΚΑΛΗΜΕΡΑ! Είμαστε το τμήμα Β΄Οικονομίας του 1ου ΕΠΑΛ Κορδελιού Θεσσαλονίκης και αφού είδαμε πρώτα εμείς αυτό το εξαιρετικό βίντεο για την "πόλη κάτω από τα κύμματα", είπαμε να το μοιραστούμε μαζί σας και συγκεκριμένα με τη σελίδα "DOPOLAVORO FILLELENICO".
Tην έχουμε επισκεφτεί με την καθηγήτριά μας κ.Σοφία Κώνστα και μας άρεσε πολύ. Σας ευχόμαστε να συνεχίσετε την υπέροχη δουλειά σας και εμείς εκτιμούμε το έργο σας.
Από όλους τους συμμαθητές μου τα χαιρετίσματά μας σε όλους σας εκεί.


BUONGIORNO! Siamo il secondo corso di Economia del 1° istituto professionale di Κορδελιό a Salonicco e poiché abbiamo visto questo interessante video della "città sotto le onde" abbiamo deciso di condividerlo con voi e concretamente con la pagina "DOPOLAVORO FILELLENICO".
Lo abbiamo guardato con la professoressa Sofia Konsta e ci è piaciuto molto. Vi auguriamo di continuare la meravigliosa opera vostra e noi apprezziamo il vostro lavoro.
Da tutti i miei compagni i nostri saluti a tutti voi.
 
 

lunedì 25 febbraio 2013

I contributi dei nostri amici / 7 (trenta anni dopo)

Insieme con molti altri (all'epoca giovani) studenti greci in Italia, ognuno dei quali conserva un posto speciale nel nostro cuore, sia coloro che poi non abbiamo più incontrato perdendone le tracce, sia quelli - tanti - con cui siamo rimasti in contatto, Roula e Iouli con le loro famiglie sono state fra le prime persone che semplicemente, ognuno con la propria personalità, ci hanno fatto conoscere e amare un popolo, una lingua, uno stile di vita che da allora in poi abbiamo sempre cercato di non dimenticare, di conservare nella nostra esistenza con immutato amore, di far conoscere ai nostri amici.
Con loro, in particolare, e con i loro cari abbiamo condiviso i momenti più importanti della vita, quelli tristi e quelli felici, abbiamo pianto e gioito insieme, e insieme abbiamo mangiato pane e sale (come dicono loro φάγαμε ψωμί και αλάτι) in Italia da studenti, nelle loro case in Grecia, non ospiti ma sempre persone di famiglia, a qualsiasi ora del giorno e della notte come figli, nipoti, fratelli, sorelle, imparando e tentando di ricordare giorno dopo giorno parole, storie, usi, abitudini e dopo tanti anni amando i loro figli come fanno gli zii.
Ora come allora hanno voglia di (ri)mettersi in gioco, attraverso lo studio della lingua italiana, nonostante gli anni trascorsi e nonostante i pensieri e le preoccupazioni di una realtà quotidiana nazionale a tutti nota. Uno studio che non è più una necessità ma un piacere e che le circostanze inattese della vita fanno diventare un piccolo lusso.
Il ringraziamento che oggi rivolgiamo loro va, per una volta, al di là del contributo "giornalistico"...


30 χρόνια μετά

Ποτέ δεν είναι αργά. Λόγια σοφά και εντελώς αισιόδοξα. Ήμασταν 20 χρονών όταν φτάσαμε στο Lecce για να σπουδάσουμε στο πανεπιστήμιο Αγγλική λογοτεχνία. Τώρα καθηγήτριες Αγγλικών πια στο Κιλκίς αποφασίσαμε να ξαναγυρίσουμε στα θρανία και να ξαναθυμηθούμε την ξεχασμένη Ιταλική γλώσσα. Μαθήτριες ξανά με όρεξη και διάθεση να προχωρήσουμε παραπέρα και να πάρουμε και ένα κρατικό πτυχίο γλωσσομάθειας. Όπως και εσείς τα μέλη του DOPOLAVORO αγαπάτε και προωθείτε την Ελληνική γλώσσα έτσι και δυο φοιτήτριες που έζησαν και αγάπησαν την χώρα σας αποφάσισαν να ξαναγυρίσουν και να μελετήσουν (ή ίσως καλύτερα να ξεθάψουν)την Ιταλική γλώσσα.
                       ΡΟΥΛΑ
 και ΓΙΟΥΛΗ

 30 ANNI DOPO

Non è mai tardi. Parole sagge e soprattutto ottimistiche. Avevamo 20 anni quando siamo arrivate a Lecce per studiare all’università Lingue e letterature straniere. Adesso professoresse di Inglese alla scuola elementare a Kilkis abbiamo deciso di ritornare alle scrivanie e ricordare la lingua italiana. Discepoli di nuovo con tanta volontà di continuare e acquisire un diploma di lingua Italiana. Più o meno come voi soci del DOPOLAVORO che amate e promuovete la lingua Greca così anche due Studentesse che hanno vissuto e hanno amato il vostro Paese, hanno deciso di tornare e studiare (o forse disseppellire) la lingua Italiana.

                       BARBARA
e PANAGIOTA (Iouli)

sabato 23 febbraio 2013

I contributi dei nostri amici / 6

Molto tenera la lettera che ci ha inviato da Salonicco Sofia Konsta, con qualche incertezza ortografica in italiano che abbiamo voluto lasciare non corretta perché ci sembra che così il testo conservi la sua genuinità spontanea, una testimonianza di amicizia e di legame tra i due popoli densa di φιλία και αγάπη, di dignità, orgoglio e saggezza. Ricambiamo con sincero affetto l'abbraccio di Sofia che ringraziamo ancora di cuore.

 
 
Cara "Dopolavoro Filellenico",
prima di tutto sono molto contenta di averti conosciuta e ti ringrazio per la tua presenza e il tuo contributo alla promozione del mio paese e alla diffusione del valore della cultura greca.
La Grecia è un paese di grande importanza del punto di vista storico e culturale e merita di essere trattata con rispetto e delicatezza, sia dai greci che dagli stranieri.
Io sono una greca insegnante in un Liceo in Salonica. Voglio dirvi tante cose, ma ho una difficultà all’espressione, ciοè, a parlare per me è difficile, com'è per quasi tutti i greci. (Devo sempre...pensare molto prima di scrivere!!! o di parlare!!!) Tuttavia, ne cercerò.
Voi conoscete benissimo che area tira qui. La stessa che tira li da voi. Ma speriamo che la situazione migliorerà a tutti e due paesi. Ci vuole solo molta responsabilità, reprendere tutti una dimensione etica, basata sui valori.
Solo con cultura, con la rieducazione alla coscienza civica, politica e morale di noi tutti, si puo ambire a ricostituirsi un nuovo state.
E..non bisogna mollare!! Tempi duri e difficili. Ciascuno di noi individualmente, è necessario prima di tutto cambiare dentro di se.
Che diceva Gandhi? "Sii tu il cambiamento che vorresti vedere avvenire nel mondo"!!!!
Cari saluti dalla Grecia e un abbraccio affettuoso a voi tutti!!
A presto!! 


                                                          Sofia Konsta

Αγαπητή σελίδα "Dopolavoro Filellenico",
πρώτα απ 'όλα είμαι πολύ ευτυχισμένη που σας γνώρισα και σας ευχαριστώ για την παρουσία και τη συμβολή σας στην προώθηση της χώρας μου και την εξάπλωση της αξίας του ελληνικού πολιτισμού.
Η Ελλάδα είναι μια χώρα μεγάλης σπουδαιότητας από ιστορικής και πολιτιστικής άποψης και πρέπει να αντιμετωπίζεται με σεβασμό και ευαισθησία, τόσο από τους Έλληνες, όσο και από τους ξένους.
Είμαι Ελληνίδα δασκάλα (καθηγήτρια) σε ένα Λύκειο στη Θεσσαλονίκη. Θέλω να σας πω πολλά πράγματα, αλλά έχω μια δυσκολία έκφρασης, δηλαδή, το να μιλάω είναι δύσκολο για μένα, όπως και για σχεδόν όλους τους Έλληνες. (Πρέπει πάντα.. να σκέφτομαι πολύ προτού γράψω ή πριν να μιλήσω). Ωστόσο, εγώ θα το προσπαθήσω.
Γνωρίζετε πολύ καλά τι κατάσταση επικρατεί εδώ. Η ίδια που επικρατεί εκεί από σας. Αλλά ελπίζουμε ότι η κατάσταση θα βελτιωθεί στις δύο χώρες. Χρειάζεται μόνο μεγάλη ευθύνη, να ανακτήσουν όλα μια ηθική διάσταση, βασισμένη στις αξίες.
Μόνο με τον πολιτισμό, με την επανεκπαίδευση στην συνείδηση των πολιτών, στην πολιτική και ηθική όλων μας, μπορεί κανείς να φιλοδοξεί για την ανασύσταση ενός νέου κράτους.
Και δεν χρειάζεται να επαναπαυόμαστε. Οι καιροί είναι σκληροί και δύσκολοι. Κάθε ένας από εμάς ξεχωριστά, είναι απαραίτητο να αλλάξει μέσα του!!
Τι είπε ο Γκάντη; " Να είσαι εσύ η αλλαγή που θα ήθελες να δεις να συμβαίνει στον κόσμο"!!!
Αγαπημένους χαιρετισμούς από την Ελλάδα και μια ζεστή αγκαλιά για όλους σας. Θα τα πούμε σύντομα.


Σοφία Κώνστα
 
 

giovedì 21 febbraio 2013

I contributi dei nostri amici / 5

Intervento intimo e delicato, non un confronto fra due civiltà ma un completamento della propria personalità ricca di due culture e di due esperienze è questo che segue, in greco e in italiano, di Andrea Di Gregorio, ancora un professionista della parola scritta, che ci regala, con il racconto della sua giornata greca, anche un frammento della propria vita. Grazie Andrea.

Η Ελλάδα, για μένα, είναι ο τόπος της οικογένειας, της ελεύθερης και περίεργης κουβέντα, που αγγίζει όλα τα θέματα, ακόμη και εκείνα που τα γνωρίζουμε ελάχιστα ή καθόλου!
Όταν φτάσω στο σπίτι μου - ζω στο Ρίο, κοντά στην Πάτρα - οι ρυθμοί μου αλλάξουν αμέσως. Θα ήταν παράλογο να καθίσω στο τραπέζι στη μια το μεσημέρι και στις οκτώ το βράδυ (όπως κάνω στην Ιταλία) και ξαφνικά αισθάνομαι την ανάγκη να τσακίσω έναν υπνάκο το απόγευμα.
Στη συνέχεια, γυρίζω τα βιβλιοπωλεία - στη Πάτρα υπάρχουν αρκετά, αλλά εκείνο που ποτέ δεν παραλείπω να επισκεφθώ είναι το Πολύεδρο στη Κανακάρη - και δεν μπορώ να μη καθίσω, τουλάχιστον κάθε δεύτερη μέρα, σε ένα καφενείο.
Για μένα, η Ελλάδα είναι ιδανική για να εργαστώ και να συγκεντρωθώ. Αλλά, όπως και για όλους τους Έλληνες της Διασποράς, η Ελλάδα είναι επίσης ένας τόπος που με εκνευρίζει: τόσα πολλά θα μπορούσαν να πάνε καλύτερα, μα γιατί δεν πάνε;
Πάντως, όταν είμαι στην Ελλάδα, υπερασπίζομαι την Ιταλία, και όταν είμαι στη Ιταλία υπερασπίζομαι την Ελλάδα : με λίγα λόγια, είμαι (ή αισθάνομαι) πάντα στη μειονότητα και λίγο διωκόμενος λόγω της ευγένειας της ψυχής μου - και αυτό παλι είναι χαρακτηριστικό των Ελλήνων!


La Grecia, per me, è il luogo della famiglia, della conversazione libera e curiosa che spazia su tutti gli argomenti, anche su quelli che si conoscono poco o punto!
Quando arrivo a casa - abito a Rion, vicino Patra - i miei ritmi cambiano immediatamente: mi sembrerebbe assurdo sedermi a tavola alle 13 e alle 20 (cosa che faccio in Italia) e improvvisamente sento il bisogno di fare un pisolino pomeridiano.
Poi giro per le librerie - a Patra ce ne sono diverse, ma quella che non manco mai di visitare è la Polyedro in via Kanakari - e non posso fare a meno, almeno un giorno su due, di sedermi a un caffè.
Per me, la Grecia è un luogo ideale per lavorare e per concentrarmi. Poi, come tutti i greci della diaspora, la Grecia è anche un posto che mi fa arrabbiare: ci sono tante cose che potrebbero andar meglio, e allora perché non lo fanno?
Quando sono in Italia difendo la Grecia, e quando sono in Grecia difendo l'Italia: insomma sono (o mi sento) sempre in minoranza e un po' perseguitato a causa della mia nobiltà d'animo - e anche questo è tipico dei greci!"

Andrea Di Gregorio
traduttore in Italia di Petros Markaris
 

Commenti ai post dei nostri amici

Insieme con i graditissimi interventi dei nostri amici, che hanno il molteplice merito di arricchire il blog di testimonianze autorevoli, di aprire e favorire le discussioni e di consentire (ai pochi lettori di questo modesto contenitore) di avere indicazioni di prima mano sulla vita in Grecia, cominciano a giungere - altrettanto graditi e fin dall'inizio auspicati - i commenti a quegli stessi post. 
Tali commenti sono però anonimi e abbiamo deciso, con rammarico, di non pubblicarli, non per una forma di filtro o censura ma solo ed esclusivamente per favorire la trasparenza.
Agli autori che vogliano rimandarli firmati con un nome o con un indirizzo di posta elettronica assicuriamo pertanto che li pubblicheremo con piacere.

mercoledì 20 febbraio 2013

I contributi dei nostri amici / 4

Continuano a giungere i contributi preziosi dei nostri amici: qui di seguito la voce italiana, ma profondamente filellenica, di Mariolina Aquaro, appassionata grecista che del popolo ellenico conosce le vicende antiche e moderne e che col Dopolavoro Filellenico ha condiviso un indimenticabile viaggio a Costantinopoli attraverso la Grecia del Nord. Un'altra testimonianza di amicizia e di partecipazione. Grazie Mariolina

Ecco, io provo una grande ammirazione per il popolo greco. Ogni volta che vado in Grecia ho l'impressione di un popolo schietto e tenace, che non ha paura di mettersi in gioco quando deve lottare, che cede poco ai compromessi e che conserva una fierezza antica. E' un popolo che ama la vita e proprio per questo la difende con tutte le forze e comunica questa sua gioia di vivere a chiunque lo incontri.
A volte, da italiana un po' nevrotica non sopporto la sua apparente indolenza di fronte a certe situazioni (da es. decidere all'ultimo momento per l'organizzazione di un viaggio, spendere due ore per bere un caffè), ma quasi sempre mi devo ricredere per capire che anche questa è fiducia nella vita, capacità di cogliere quello, anche di imprevisto, che la vita offre. Fatalismo tragico? Non so, solo che temo che in questa difficile situazione della Grecia i cittadini greci stanno rischiando di perdere questo loro irresistibile 'profumo': gli stanno ammazzando la speranza.


                                                                                 Maria Aquaro
 

martedì 19 febbraio 2013

Rinvio quinta lezione neogreco

Questa settimana la lezione di lingua e civiltà greca, il quinto appuntamento già fissato per venerdì 22 febbraio, salta per motivi elettorali.


Il liceo classico Quinto Ennio sarà infatti sede di votazioni elettorale nei giorni 24 e 25 febbraio e le attività didattiche dovranno essere sospese venerdì 22 alle ore 14,00.

 
La quinta lezione coinciderà venerdì prossimo 1° marzo con la conferenza incontro con l'autore Nello De Gregorio e presentazione del volume Tesori di Puglia pubblicato recentemente dall'editrice tarantina Scorpione.

 
La partecipazione all'evento organizzato dal Dopolavoro Filellenico sarà valido per gli alunni del triennio ai fini della valutazione dei crediti didattici all'esame di maturità.

lunedì 18 febbraio 2013

I contributi dei nostri amici / 3

Riceviamo da Sotiris Bekakos un intervento solo apparentemente più leggero, più frivolo, in quanto una volta tanto non si affronta con esso la grave situazione politico-economico-sociale ma si tratta di uno degli aspetti più profondi della personalità ellenica, la danza, l'espressione dei sentimenti attraverso il movimento del corpo. Non per questo il testo offertoci è meno interessante per capire e conoscere l'intimo spirito ellenico. Attraverso la danza, infatti, un greco non manifesta solo allegria e contentezza, ma anche tristezza, dolore, sofferenza, pathos, e non è pertanto difficile assistere a esibizioni di ballo anche quando con un modo di pensare diverso potremmo considerarlo inopportuno e inadeguato.
Sentimenti ed espressioni che nella nostra cultura sembravano essere definitivamente perduti se non fossero stati recentemente recuperati con una sapiente opera di conservazione delle antiche tradizioni popolari che vedono nella tarantella e nella pizzica degni confronti con le danze popolari elleniche.
Memorabile la scena del film Ποτέ την Κυριακή, di Jules Dassin (in italiano Mai di Domenica) in cui il turista americano ignaro del significato intrinseco del ballo, suscita l'ira del greco che balla in una taverna applaudendolo alla fine dell'esibizione. Gli spiegano infatti che non doveva battere le mani perché quell'uomo non ballava per esibirsi, ma solo per scacciare la sua tristezza. Grazie a Sotiris

Ho studiato Lettere Classiche all' Università di Lecce e ho visitato tante volte Taranto e provincia. Ho notato sia a Taranto che a Lecce che la gente ama molto divertirsi, ma non balla tanto. La mia specializzazione è in linguistica ed etnografia, cioè studio delle tradizioni popolari e in questo periodo sto studiando ancora, perchè faccio il dottorato all' Università Aristotele di Salonicco in Linguistica e mi occupo dei dialetti pugliesi e lucani e del loro rapporto con quelli della Grecia.
In Grecia esistono molte fiere e molte sagre, nelle quali la gente ama ballare sia i balli tradizionali greci, sia i balli come hip - hop, house e disco. Se uno studia bene i concetti cardinali della lingua greca, si rende conto del fatto che in Grecia si usano due termini per indicare il ballo: 1) la parola ballos (ΜΠΑΛΟΣ - parola di origine greca antica - dal gr. BAΛΛΙΖΩ = girare intorno se stessi), la quale indica il tipico ballo tradizionale greco. 2) la parola CHOROS (XOPOΣ - dal gr. XAIPOMAI = provare piacere, godere), un termine che indica sia il ballo tradizionale greco che quello americano o di altra provenienza. L'origine della parola XOPOΣ si trova in Platone, il quale sostiene che essa esprime la gioia, il movimento ritmico della felicità. Per questo egli fa derivare la parola XOPOΣ da XAIPOMAI, un verbo greco che esprime la gioia, la felicità. Questo verbo si usa ancora oggi nella lingua greca moderna, sia come verbo, sia come modo di esprimere il nostro compiacimento nei confronti di una persona che conosciamo bene o poco.
Il divertimento in Grecia è d'obbligo. Esistono molti locali, chiamati "club" oppure "bouzoukia" (ΜΠΟΥΖΟΥΚΙΑ - termine che indica gli strumenti musicali greci che si usano nei locali, dove si canta in greco). Attualmente anche le caffetterie si trasformano di notte in club, dove la gente balla le danze greche (il tsifteteli, lo zeimbekiko ed altre danze greche o americane).
Nonostante la crisi economica, in Grecia la sera si sente ancora quella dolce aria che fa dimenticare alla gente i problemi della vita e le varie inquietudini, perche' il ballo (greco ma anche americano) sta nel sangue dei greci ed è un farmaco che guarisce tutti i mali.


                                                                           Sotiris Bekakos

domenica 17 febbraio 2013

Incontro con l'autore


Venerdì 1° marzo alle ore 17,00 presso l’aula magna del liceo classico Quinto Ennio in via Abruzzo, 13 a Taranto il Dopolavoro Filellenico presenterà il libro di Nello De Gregorio Tesori di Puglia - Una passeggiata archeologica fra Messapi, Greci, Peuceti e Dauni, recentemente pubblicato dall’editrice tarantina Scorpione.
L’autore, che da tempo segue con partecipazione e interesse le nostre attività e le sorti della Grecia, è un appassionato studioso di arte, storia e archeologia del territorio, ambiente che si impegna a difendere con coraggio e determinazione dai soprusi e dall’ignavia di chi ha interesse a deteriorarlo e sfruttarlo per il proprio tornaconto o per incapacità governativa.
Potremo ascoltare direttamente dalle sue parole le vibrate denunce che quotidianamente riesce a portare avanti per la salvaguardia della nostra terra e per poter apprezzare la ricerca storico artistica che gli consente di sottrarre all’oblio quei reperti che sono la pregevole testimonianza della nostra antica civiltà.

sabato 16 febbraio 2013

I contributi dei nostri amici / 2

Riceviamo e condividiamo un nuovo intervento, anche questo direttamente da Atene, anche questo mediato attraverso un punto di vista importante, un'altra connazionale - come Maurizio De Rosa - che vive, lavora e ha famiglia nella capitale ellenica, e da italiana può osservare col necessario distacco obiettivo, ma anche con tanta partecipazione e sofferenza emotiva, l'evolversi della situazione. Grazie a Tina Grieco per il suo importante contributo.


Con piacere descrivo la Grecia vista da me... da dentro.
In questi giorni si è detto di tutto sulla situazione greca e delle condizioni sociali ed economiche del popolo greco.
La situazione è veramente drammatica!
Il Paese oramai non produce più, tutte le sue industrie sono fallite, chiuse. L'agricoltura, che era l'attività prevalente, oramai inesistente, distrutta. I politici corrotti hanno svenduto tutto quello che hanno potuto.
L'immigrazione è a livelli insopportabili. Circa 3 milioni di immigrati,di cui il 64% di essi è di nazionalità albanese,(infatti la polizia dice che non sanno quanti siano esattamente gli immigrati).

Su di una polazione di 11 milioni, quasi il 30% . La stima della polazione greca nel 2030, tra morti ed emigrati, fuga dei giovani verso altri paesi, scenderà a 6 milioni. La stessa politica, di destra e di sinistra, ha alimentato la xenofobia in Grecia, tanto da far credere ai greci che il problema si possa risolvere chiudendoli in fortezze, “campi” controllati dalla polizia.
Il corpo di polizia, che dovrebbe proteggere i cittadini, quì è addestrato e pagato per reprimere i dimostranti durante le manifestazioni pacifiche. Tutti sanno chi sono quelli che provocano disastri e scontri violenti, nelle manifestazioni.

Spesso sono gli stessi uomini dei corpi speciali della polizia, che fanno il gioco della politica ladrona.
L'unica polizia che difende il cittadino è un corpo di giovani poliziotti su piccole motociclette, formato circa 2 anni fa, che girano giorno e notte, sono giovani, pieni di ideali e disposti a tutto. Tutti i giorni mettono a rischio la loro giovane vita. Spesso ci restano, su quelle strade, abbattuti dai delinquenti che arrivano da tutti i Paesi, armati di kalashnikov.
Se chiedi ad un immigrato perchè ha scelto di venire in Grecia, ti risponde perchè la Grecia è un bordello e puoi fare quello che vuoi, nessuno ti controlla!
La Scuola di polizia greca, oggi, non esiste più. Adesso la polizia è privata. La democrazia è finita!
Le radio non possono più parlare contro la politica, meno ancora della Troica, infatti molti giornalisti sono stati licenziati e alcune radio hanno chiuso i battenti.
Quando dico che non è vero che i greci hanno preso d’assalto i Supermercati non voglio dire che non possa succedere. La gente è disperata, deve fare i conti con la quotidianità, perchè con l’aumento delle tasse, con i tagli degli stipendi e delle pensioni, e per molti la perdita del lavoro, vive con il rischio di perdere la propria casa. Molti ateniesi l’hanno già persa perchè non hanno potuto pagare più il mutuo.
Girando per la città, soprattutto nei quartieri più popolare e poveri, si vedono molte persone che dormono sotto i portici dei palazzi circostanti e nei parchi. Naturalmente non sono tutti Greci, come si dice in rete, molti di essi sono i senza tetto extra comunitari.
Le scuole non hanno più riscaldamento né refezione. Organizzazioni internazionali inviano latte e altro per i bambini. Anche nelle case non si accende il riscaldamento, chi può accende il camino bruciando tutto quello che trova per strada o nei boschi.
I poveri aumentano, secondo dati della confederazione dei lavoratori, la metà della popolazione greca vive sotto la soglia di povertà.
Penso che la rivoluzione greca, iniziata nel 1821 non è ancora conclusa! C'è sempre un oppressore contro cui combattere. Uscire dall'Euro è, forse, l'unica strada da intraprendere per salvarsi, l'unica vera rivoluzione.
E' per questo, qualunque discorso sul ritorno alla moneta nazionale e al controllo dell'economia greca è vietato assolutamente anche parlarne. Chiunque essi siano, professori, economisti, cittadini, nell'Era della libertà della parola, sono derisi, perseguitati, imbavagliati. I giornalisti e tutti i mezzi d'informazione sono in una lista paga dell'Europa (banchieri), perchè la discussione sul ritorno alla moneta nazionale sia bandita dai loro circuiti. Pensa, è come una campagna contro il fumo, che l'Europa finanzia. Persino i giornalisti italiani, ammettono che discorsi sul ritorno alla Dracma non sono permessi fare. L'unica cosa che interessa mostrare della Grecia è la terribile situazione sociale del Popolo greco, affinchè questa immagine funzioni da ricatto su gli altri Popoli europei perchè accettino le condizioni analoghe, finora accettate dalla Grecia.
Questo è quanto penso, percepisco, vedo, sento intorno a me, oggi ad Atene.
 
                                                                                   Tina Grieco

giovedì 14 febbraio 2013

I contributi dei nostri amici / 1

Abbiamo chiesto ad alcuni amici greci e italiani che vivono in Grecia, o che comunque ne conoscono la realtà con chiara competenza, di raccontarci la loro Grecia, scriverci poche righe o tante parole per vivacizzare questo blog, per aprire dibattiti, per stimolare la riflessione sul dannato Paese ellenico che tutti amiamo, per contribuire a conoscere sempre meglio una Terra e un Popolo forte, dignitoso, coraggioso, che nei secoli ha vinto e perso tante battaglie, e quella politico-economica di questi ultimi anni non sarà forse l'ultima e nemmeno la più grave.
Le risposte sono state immediate e positive, più di quanto potessimo sperare. Gli interventi ci sono stati promessi e presto cominceranno ad arrivare, a seguire il primo e più tempestivo, un'analisi storico sociale di Maurizio De Rosa da Atene che definire semplicemente come contributo non renderebbe merito alla profondità e all'ampiezza di osservazione degli argomenti trattati. L'osservatorio privilegiato da cui spazia Maurizio e la sua competenza professionale che gli consentono di cavalcare due culture e due lingue, quella italiana e quella greca, hanno dato vita in poche ore ad un compendio, un saggio pregevole e utile a chiunque desideri avvicinarsi al mondo ellenico, e gli siamo grati che lo abbia voluto donare al Dopolavoro Filellenico.
Auspichiamo che possa essere un punto di partenza che richiami ulteriori riflessioni, che apra quel dibattito che ci eravamo proposti, che getti luce sulla società greca del nostro tempo e contribuisca ad avvicinarne nuovi e convinti amici.
Inutile scrivere che il contributo di ognuno non solo è gradito, ma soprattutto atteso.




E all’improvviso fu la Grecia. Un Paese che negli ultimi 35 anni gli italiani si erano abituati a considerare niente più che un appartato paradiso per le vacanze, un luogo indispensabile per la consapevolezza europea (almeno nell’animo di chi nutre sensibilità del genere), con un passato illustre, ma al riparo dai sussulti della Storia. In altre parole, il ritratto della Grecia che ci ha offerto, una ventina d’anni fa, Gabriele Salvatores nel film premio Oscar Mediterraneo: un luogo dove fuggire e nascondersi dal divenire. Quale ironia! Perché, al contrario, la Storia è sempre stata molto presente in Grecia. Ancora negli anni Settanta questa consapevolezza era viva: il settennato della giunta militare dei Colonnelli coincideva con la particolare situazione politica e sociale italiana creando una corrente d’interesse nei confronti di tutto quello che arrivava da Oltreionio: la musica, il cinema, la poesia, l’arte. Poi, ripristinata la democrazia in Grecia e conclusa la stagione dell’attivismo politico in Italia, il silenzio. Grecia e Italia hanno smesso di parlarsi o hanno cominciato a farlo in tono minore. Il cinema greco nella Penisola è diventato merce più unica che rara (con l’eccezione di Anghelopoulos), così come il cinema italiano in Grecia è pressocché sconosciuto. La letteratura è stata diffusa di meno (solo di recente si riscontra il risveglio di un certo interesse reciproco) e le priorità sono diventate altre: per l’Italia allinearsi ai modelli di consumo anglosassoni, soprattutto americani; per la Grecia costruire una moderna democrazia parlamentare, che era qualcosa di sostanzialmente inedito nel Paese.
Oggi quello che il greco medio sa dell’Italia si limita alla moda, e quello che l’italiano medio sa della Grecia si limita allo yogurt (e alle isole delle Cicladi mèta del turismo nostrano). Con il tempo, l’Italia ha “dimenticato” la Grecia finché un bel giorno, diciamo all’inizio del 2010, si è cominciato a sentir parlare nuovamente di Grecia, in modo insistente e “storico”: il Paese è sull’orlo del fallimento, il Paese deve avviare un programma di risanamento-choc della sua economia, la sua permanenza nell’area dell’euro è incerta, ma i cittadini italiani possono stare tranquilli perché l’Italia (secondo quanto asserisce il governo) “non è la Grecia né finirà come la Grecia”.
A partire da quel momento tutti sono diventati esperti della Grecia: sino al giorno prima trovare qualcuno che ne parlasse con cognizione di causa era come cercare un ago nel pagliaio, e all’improvviso tutti sapevano tutto del Paese ellenico. Ma la Grecia conserva bene i suoi segreti. Pochi sono in grado di comprenderne la lingua (il cosiddetto greco moderno, che personalmente preferisco chiamare “greco” e basta) e pertanto pochi sono coloro che hanno accesso agli organi di stampa ellenici. Ancor meno sono coloro che posseggano un minimo di conoscenze storiche sul Paese, indispensabili per comprenderne l’oggi. Nessuno di questi “esperti” dirà, per esempio, che buona parte dei nonni degli attuali undici milioni di greci non sono nati entro i confini dell’attuale repubblica ellenica. I greci, infatti, vivevano sparsi entro i confini dello smisurato impero Ottomano (a sua volta erede dell’impero Romano d’oriente, che si suole chiamare “Bizantino”): c’erano greci a Costantinopoli e nel Ponto, c’erano greci ad Alessandria e a Beirut, c’erano greci nella Valacchia, in Crimea e in Anatolia. Ma non solo: c’erano greci a Trieste e a Venezia, c’erano greci a Marsiglia e a Livorno, c’erano greci in Georgia e in Russia (che avevano dimenticato la lingua greca ma avevano conservato la consapevolezza etnica). A partire dall’Ottocento, poi, folte e prospere comunità greche esistevano anche a Londra, a New York, in Sud America: è la Diaspora ellenica, che ovunque si trovasse, aveva recepito gli usi, i costumi, a volte la lingua (come accadde per i greci della Georgia, i cosiddetti “rossoponti”, e per i karamanlides, greci turcofoni che scrivevano il turco in alfabeto greco) della cultura dominante, senza mai dimenticare, però, il proprio retaggio.
Quasi nessuno, inoltre, ricorderà che nel 1922 e poi nel 1955 la parte più prospera di questa diaspora (quella di Smirne e di Costantinopoli) si trasferì in massa in Grecia, e soprattutto ad Atene. Nel 1922 l’accordo per lo scambio di popolazioni tra Grecia e Turchia prevedeva il trasferimento in massa di circa un milione e mezzo di greci dall’Asia Minore in Grecia: come sottolinea lo storico inglese Mark Mazower, nella sua storia recente nessun altro Paese europeo ha conosciuto un così repentino arrivo di profughi che avevano perso tutto e che avevano bisogno immediato di un tetto, di cibo, di lavoro, di sicurezza.
Un milione e mezzo di anime su sei milioni di abitanti, il 25 per cento della popolazione esistente: come se in Italia piombassero da un giorno all’altro quindici milioni di profughi. Da allora la Grecia non sarebbe stata più la stessa. Ma la lunga storia dei rifugiati greci non finisce qui: nel 1955 i greci di Istanbul furono costretti a lasciare una città che non era più considerata sicura, i greci d’Egitto lasciarono Alessandria e il Cairo in seguito all’ascesa del regime di Nasser. Nel 1992 il ponte aereo e navale “Vello d’oro” trasferì in Grecia circa centomila “rossoponti” rimasti coinvolti nei conflitti seguiti al crollo dell’ex Unione Sovietica: appena vent’anni fa si sono riproposti, certo in tono minore, gli eventi di settant’anni prima.
I greci dunque, prima ancora che una nazione, sono un popolo, abituato al vasto mondo. L’unico parallelo storico che forse si potrebbe istituire è quello con gli ebrei e con Israele: una popolazione sparsa ovunque nel mondo che “fa ritorno” alla terra dei padri. Così molti greci sono tornati alla terra dei padri, entro i confini, talora angusti, dello Stato nazionale. Uno Stato nazionale che, in un certo senso, si è completato soltanto nel 1992, con l’arrivo dei rossoponti. In parallelo, si hanno gli sforzi continui di un piccolo Paese che nonostante le difficoltà straordinarie della sua realizzazione storica, ha sempre cercato di non perdere il treno della modernità. Con successo: nonostante la grave crisi economica e la recessione, la Grecia nel 2011 è ancora il trentasettesimo Paese più sviluppato del mondo in termini di PIL (l’Italia è il ventinovesimo – fonti del Fondo Monetario Internazionale) e il trentaquattresimo miglior Paese in cui venire al mondo (secondo l’Economist – l’Italia è ventunesima).
Il piccolo Paese nato tra mille travagli, che ancora accoglie profughi della diaspora ellenica (e che, non dimentichiamolo, negli ultimi vent’anni ha offerto un sogno e la possibilità di realizzarlo a un paio di milioni di immigrati), questo piccolo Paese, dunque, non intende rinunciare alla “modernità” e all’“illuminismo”, che tra l’altro ne hanno determinato la nascita stessa: i rivoluzionari del 1821, infatti, erano imbevuti degli ideali della Rivoluzione francese e dell’illuminismo, diffusi da quelli che in Grecia sono detti i “grandi Maestri della nazione” – molti dei quali chierici.
Una genesi come questa non può non lasciare strascichi, ferite, buchi neri e problemi: la necessità di fornire un tetto alla gran massa di profughi ha spesso indotto a mettere in secondo piano il fattore estetico nell’espansione delle città – che peraltro, altrettanto spesso, hanno dovuto fare i conti con un altro fattore, l’importanza dell’archeologia e del collegamento con il mondo antico, determinanti nella costruzione della moderna identità ellenica: per esempio, circa metà di quello che era rimasto, dopo la rivoluzione del 1821, dell’Atene bizantina e ottomana fu demolita per lasciar spazio agli scavi archeologici. In compenso, le famiglie dei profughi hanno avuto la possibilità, in tempi relativamente brevi, di costruirsi una casa grazie alla distribuzione di terra demaniale da parte del governo – anche se ciò non è sempre avvenuto in maniera pacifica. Un altro strascico è la difficoltà che, storicamente, ha sempre avuto uno Stato recente come quello greco di imporsi su una mentalità familistica e individualistica, che i greci avevano dovuto necessariamente sviluppare nel corso degli oltre cinquecento anni di dominazione ottomana. L’impero Ottomano, infatti, privo com’era di una efficiente organizzazione statale centralizzata, lasciava ampi spazi di autonomia alle comunità non musulmane poste sotto il suo controllo demandando l’amministrazione locale ai “proestì” (i maggiorenti), alla Chiesa ortodossa e alle commissioni dei villaggi, che spesso facevano capo ai tsiflikades, i grandi proprietari terrieri. Tale mentalità fa spesso capolino anche oggi: non sempre, per esempio, i sindacati, i partiti politici, le “corporazioni” funzionano in nome della collettività, ma piuttosto in nome degli interessi particolari che essi rappresentano (e questo noi, in Italia, lo sappiamo bene).
Ciononostante, la democrazia parlamentare è consolidata, i greci hanno saputo farne buon uso, e resta il dono più prezioso che la sua Storia travagliata abbia lasciato a questo Paese. E veniamo all’oggi: dopo la fine della dittatura, era necessario chiudere i conti lasciati aperti dopo la guerra civile. Dal 1950 al 1974, infatti, una conventio ad excludendum ancora più rigorosa di quella italiana (il partito comunista greco era stato dichiarato fuorilegge) aveva lasciato fuori dalla rappresentatività collettiva una parte consistente della popolazione. A partire dal 1981, con l’ascesa al potere del partito socialista di Andreas Papandreou, si è creduto di sanare questa ferita molto profonda ricorrendo soprattutto allo statalismo e ai prestiti internazionali. La scolarizzazione e l’università di massa, la crescita smisurata dell’apparato pubblico, il controllo (diretto e indiretto) dello Stato e dei sindacati sull’attività economica erano parti indispensabili di questo programma, il cui obiettivo era la formazione rapida di una “classe media” fedele ai partiti “centristi” e il consolidamento di una pace sociale basata sull’“oblio” delle persecuzioni politiche del passato (da notare che nella Grecia antica l’oblio era una vera e propria categoria politica). Il progresso materiale ed economico del Paese, in questo trentennio, è stato straordinario e l’accresciuto benessere dei cittadini ha indebolito il controllo di questi ultimi su una classe politica che scivolava progressivamente in una spirale di incapacità, di corruzione e di populismo.
L’ingresso nella zona dell’euro ha, se possibile, peggiorato la situazione: il ricorso al prestito internazionale, più facile ed economico che mai, ha spinto una classe politica pigra e miope (nella migliore delle ipotesi), ma anche attenta a non perdere i propri privilegi, a sprecare fiumi di denaro internazionale privo di qualsiasi riscontro sul miglioramento della produttività e della competitività. Sulla stessa lunghezza d’onda, peraltro, si sono mosse spesso le organizzazioni sindacali confederali, come diremmo in Italia, e di base, che non hanno saputo mettere un freno alle richieste dei propri rappresentati, peraltro strizzando l’occhio ai politici, che ben volentieri hanno allargato i cordoni della borsa in vista della conservazione del proprio potere.
La cronaca dolorosa dell’ultimo triennio è l’epilogo di questa lunga storia di sradicamenti, di sviluppo a salti, di difficoltà di costruzione di uno Stato nazionale che tuttavia ha saputo trovare, sia pure faticosamente, un posto di rilievo nella comunità internazionale – come dice uno scrittore greco: “In un certo senso è come se il Paese non avesse ancora trovato il suo assetto dopo la rivoluzione del 1821: in fin dei conti, per un popolo antico come il nostro, duecento anni sono un periodo di tempo piuttosto breve”.
Ma anche stavolta bisogna sapersi guardare dalle apparenze: nel senso che, a fronte di una buona fetta di popolazione che si ritrova a fare i conti con un brusco cambiamento nelle proprie abitudini, c’è anche una buona parte di popolazione che l’arrivo della crisi l’aveva percepito da tempo e che adesso è disposta a rimboccarsi le maniche per uscirne: ne sono la prova le decine di iniziative imprenditoriali, soprattutto nel campo delle nuove tecnologie e dell’agricoltura avanzata, assunte da giovani pieni di buona volontà e di passione, che scorgono nella crisi la possibilità di far fare un salto in avanti al Paese, verso quell’assestamento ormai indispensabile.
Perché la crisi greca è anche, in filigrana, uno scontro generazionale: da una parte i “vecchi” con le loro logiche ormai superate; e dall’altro i “giovani”, pronti a far ripartire il Paese in una direzione completamente diversa. Di queste iniziative si parla poco, in Italia: sarebbe bello se qualcuno decidesse di occuparsene (qualcuno lo sta già facendo, per fortuna).

Maurizio De Rosa

mercoledì 13 febbraio 2013

Corso di lingua e civiltà

Venerdì 15 febbraio, dalle ore 15,00 alle ore 17,00 si terrà al liceo classico Quinto Ennio di Taranto la quarta delle dieci lezioni del corso di lingua e civiltà neogreca per i soci, gli amici del Dopolavoro Filellenico e per gli alunni del liceo tarantino. Ricordiamo che per disposizione dei Consigli di Classe, agli alunni del triennio la frequenza alle lezioni e il superamento del test finale danno diritto al credito didattico valido per il voto finale di maturità.



martedì 12 febbraio 2013

Sant'Agata 2013 a Gianni Rotondo


Un importante riconoscimento alla carriera di giornalista è stato attribuito nei giorni scorsi a Gianni Rotondo, papà delle nostre socie Daniela e Valeria, dalla sua città natale Capua.
Gianni Rotondo, che è il decano dei giornalisti tarantini e ha sempre conservato un forte legame con il comune casertano, ha lavorato per 35 anni a La Gazzetta del Mezzogiorno occupandosi di cronaca giudiziaria, di sport, ed è stato per oltre un quindicennio capo della redazione tarantina.
Con una sobria cerimonia che si è svolta nella sala consiliare del Comune di Capua alla presenza delle autorità e di molti amici, il primo cittadino dott. Carmine Antropoli, ha omaggiato il figlio della sua terra con un premio che ogni anno è attribuito per tradizione, nel giorno dedicato alla festività patronale, Sant'Agata, ad un capuano che si sia distinto fuori sede a livello nazionale o internazionale nelle proprie attività lavorative.
 

Kostantinos Kavafis: una poesia sempre attuale

Che fece .... il gran rifiuto *

Σε μερικούς ανθρώπους έρχεται μια μέρα
που πρέπει το μεγάλο Ναι ή το μεγάλο το Οχι
να πούνε. Φανερώνεται αμέσως όποιος τόχει
έτοιμο μέσα του το Ναι, και λέγοντάς το πέρα

πηγαίνει στην τιμή και στην πεποίθησί του.
Ο αρνηθείς δεν μετανοιώνει. Αν ρωτιούνταν πάλι,
όχι θα ξαναέλεγε. Κι όμως τον καταβάλλει
εκείνο το όχι -- το σωστό -- εις όλην την ζωή του.

Κωνσταντίνος Π. Καβάφης (1901)


* titolo in italiano
Che fece... il gran rifiuto
 
Arriva per taluni un giorno, un ora
in cui devono dire il grande Sì
o il grande No. Subito appare chi
ha pronto il Sì: lo dice e sale ancora

nella propria certezza e nella stima.
Chi negò non si pente. Ancora No,
se richiesto direbbe. Eppure il No,
il giusto No, per sempre lo rovina.


Kostantinos P. Kavafis (1901)

 

LA CANZONE DEL GRUPPO - ΚΑΠΟΥ ΘΑ ΣΥΝΑΝΤΗΘΟΥΜΕ

Abbiamo scelto questa canzone perché in qualche modo ci rappresenta, anche se è una condizione piuttosto comune a molti nella nostra epoca. Anche noi quando dobbiamo riunirci, per un motivo o per l'altro, per impegni di uno o dell'altro, troviamo difficile se non impossibile incontrarci. Inoltre è cantata da un gruppo di bravi artisti affiatati che speriamo possano portare fortuna alla nostra associazione. Cliccando qui possiamo trovare il testo e la traduzione in italiano