domenica 14 luglio 2024

La galleria fotografica della presentazione del romanzo «Eubea. L'ultima danza delle gru» di Dimitris Roubis


 Ricca di spunti per la discussione, di storie e di aneddoti, di vicende drammatiche e di mitologia greca antica, fra realtà e inventiva narrativa. La serata di presentazione del romanzo di Dimitris Roubis «Eubea. L'ultima danza delle gru» a Cava de'Tirreni è stata intensa, interessante e a tratti anche commovente e ha coinvolto l'interesse dei partecipanti che hanno apprezzato l'opera prima in forma di racconto dell'archeologo greco che da anni ormai vive e lavora nel nostro Paese. Ricercatore archeologo al CNR e docente incaricato di Archeologia del Paesaggio e Archeologia della Magna Grecia all'università di Basilicata a Matera, il prof. Roubis dirige scavi archeologici nel sud Italia e in Grecia.

La presentazione è stata organizzata dalla Società Filellenica Italiana nella sua sede storica dell'Hotel Victoria Maiorino a Cava, e dal Dopolavoro Filellenico di Taranto. Relatori nel dialogo con l'autore, il presidente della Filellenica, prof. Marco Galdi, e il presidente del Dopolavoro, prof. Giancarlo Antonucci, i quali hanno esposto riflessioni e sensazioni sulla storia drammatica del protagonista Panaiòtis, che nella primavera del 1944 risulta, suo malgrado, nella lista dei ricercati perché nel settembre precedente aveva aiutato alcuni soldati italiani a nascondersi dopo l'armistizio.
Il giovane elleno è costretto a rifugiarsi sulle montagne dell'Eubea centrale, mentre i corpi paramilitari e i nazisti che lo cercano hanno, nel frattempo, imprigionato il padre Dimitris, e nessuno sa - fino alla fine - se è vivo oppure è morto.
Con un ritmo a tratti convulso, sapientemente alternato nella narrazione a scene descrittive e riflessive pacate e tranquille, il racconto tiene stretto il lettore nell'abbraccio onirico della memoria e della rimembranza.
Il prof. Antonucci ha sottolineato i diversi piani di lettura della narrazione e i tanti protagonisti della vicenda, dalla figura di Panaiòtis all'isola con la sua natura incontaminata e agreste e la sua economia di sussistenza agricolo-pastorale, alle brutture di una guerra disumana e logorante, ai collegamenti con il mito e con l'antichità classica, con la civiltà euboica che è stata la culla della cultura moderna, sede di divinità e miti ancestrali.
La capacità descrittiva della natura da parte dell'autore è stata rilevata dal prof. Galdi che ha anche notato l'inno alla pace che traspare dalla lettura del testo, l'enfatizzazione dell'amicizia tra i popoli e le persone che, pur trovandosi su fronti contrapposti, non rinunciano alla solidarietà e all'umanità. «Il fatto che nel libro non ci sia odio - ha infatti dichiarato il relatore - mi è piaciuto molto».
Tratto dalle memorie personali e da un diario di guerra vergato dalle dirette mani del protagonista Panaiòtis, che nella realtà è il padre dell'autore, il romanzo è in verità anche una saga familiare, con i personaggi descritti che per lo più sono realmente esistiti, come i genitori e gli amici del protagonista. Negli anni della vecchiaia di Panaiòtis, il figlio autore ha raccolto, in un'opera di scavo nella memoria e di omaggio alla vita del padre, i racconti che con mente lucida e ricordi vividi, gli ha trasmesso come eredità spirituale.
Particolarmente apprezzato, poi, l'intervento dell'autore, socio onorario del Dopolavoro Filellenico, che ha raccontato l'idea ispiratrice dell'opera e la forma realizzativa.
Nel corso della serata, alcuni passi del racconto sono stati letti dalla dott.ssa Daniela Rotondo, socia fondatrice del Dopolavoro Filellenico nonché socia della Società Filellenica Italiana.
Ne è uscito fuori, in definitiva, un libro da leggere e su cui riflettere, un affresco a tinte forti di un'epoca dolorosa e della vita semplice fra gente di montagna che all'improvviso, come sempre accade con le guerre, è stata stravolta dalla violenza e dalla furia bellica, lasciando tuttavia aperto uno spiraglio alla speranza e alla redenzione, grazie anche al rapporto con il passato, un'epoca - quella antica - densa di risposte ai quesiti di sempre, nella quale poter cercare, e ritrovare, la misura per vivere il futuro. Pubblicato dall'editrice Homo Scrivens di Napoli, il libro (15,00 € - 148 pagine) è disponibile nelle librerie.
Ad inizio di serata, il presidente del Dopolavoro Filellenico, Giancarlo Antonucci, ha consegnato la tessera di socio onorario della sua associazione al presidente della Società Filellenica Italiana, Marco Galdi, chiudendo, così, di fatto un circolo virtuoso iniziato qualche tempo fa con la cooptazione a socio onorario della Filellenica, di Giancarlo Antonucci.

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Abbiamo scelto questa canzone perché in qualche modo ci rappresenta, anche se è una condizione piuttosto comune a molti nella nostra epoca. Anche noi quando dobbiamo riunirci, per un motivo o per l'altro, per impegni di uno o dell'altro, troviamo difficile se non impossibile incontrarci. Inoltre è cantata da un gruppo di bravi artisti affiatati che speriamo possano portare fortuna alla nostra associazione. Cliccando qui possiamo trovare il testo e la traduzione in italiano