lunedì 24 febbraio 2014

Michele Accogli e di Taras i canti


Un museo di voci, di richiami, di profondi echi, tra simboli e figure, memorie del passato in cui gli oggetti parlano perché acquistano un'anima e una voce, quell'anima e quella voce di chi sa e vuole ascoltarli.
Giovedì 27 febbraio alle ore 17,00 nell’aula magna del liceo Quinto Ennio, in via Abruzzo 13 a Taranto, lo studioso di archeologia Michele Accogli presenterà a soci ed ospiti dell’associazione culturale Dopolavoro Filellenico il libro di poesie di José Minervini e illustrerà i reperti conservati al MarTa, il museo archeologico di Taranto, che hanno ispirato le liriche.
Epigrammi e didascalie in versi, sonetti ed epitaffi che traggono ispirazione dai reperti archeologici conservati nel museo archeologico di Taranto, il MarTa, un patrimonio di documenti che parlano di antico a chi ha la sensibilità di ascoltarne le voci. Versi scritti alla maniera dei poeti greci e latini, falsi d'autore che riecheggiano i compositori dell’Antologia Palatina tanto da sembrarne, pur senza esserlo, fedeli ed emozionanti traduzioni, suggestioni che strizzano l'occhio a poeti del mondo classico.

 
La stessa autrice parlerà poi delle sue liriche, versi che vogliono sembrare antichi, una sorta di Spoon River scritta per amore verso la sua città, verso le sue reliquie del passato, nella speranza che suscitino comprensione, corrispondenza di pensieri e sintonia di affetti. Ogni lirica è stata, infatti, ispirata dal muto dialogo con un pezzo esposto nelle teche del museo, terrecotte, bronzi, sculture in marmo e argille, e in ogni componimento un ideale protagonista, proprietario centinaia di anni fa di quel pezzo, è come se ritornasse in vita per raccontare la sua esistenza, per far riaffiorare emozioni e sensazioni che furono di un'epoca lontana e misteriosa, di un mondo che possiamo ritrovare oggi grazie solo a quegli oggetti che per tanto tempo sono stati conservati e sottratti all'oblio.
Dispiaciuta del mio tempo, mi sono resa contemporanea degli antichi in fuga dal presente – scrive l’autrice nella premessa – ma poi mi sono accorta che essi, come li pensavo e li sentivo io, erano miei contemporanei e con loro condividevo i sentimenti di sempre che ci affratellano tutti, uomini di ogni età, al di là del tempo e dello spazio in cui ci tocca di vivere.


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LA CANZONE DEL GRUPPO - ΚΑΠΟΥ ΘΑ ΣΥΝΑΝΤΗΘΟΥΜΕ

Abbiamo scelto questa canzone perché in qualche modo ci rappresenta, anche se è una condizione piuttosto comune a molti nella nostra epoca. Anche noi quando dobbiamo riunirci, per un motivo o per l'altro, per impegni di uno o dell'altro, troviamo difficile se non impossibile incontrarci. Inoltre è cantata da un gruppo di bravi artisti affiatati che speriamo possano portare fortuna alla nostra associazione. Cliccando qui possiamo trovare il testo e la traduzione in italiano